Amianto nell'acqua, De Girolamo: "Nessun rischio per la potabilità e dunque per la salute dei cittadini"

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Amianto nell'acqua, De Girolamo: "Nessun rischio per la potabilità e dunque per la salute dei cittadini"

A seguito della richiesta dell’Autorità Idrica Toscana, nei mesi scorsi, tutti i gestori dell’acqua nella nostra regione hanno svolto una serie di analisi a campione nella rete idrica dei vari territori.

Dai monitoraggi che i gestori hanno fornito all’AIT e dalla successiva valutazione dell’Autorità si può stabilire che non esistono problemi di salute pubblica per la presenza di amianto nelle acque della Toscana. Se è vero che in alcune zone circoscritte (Agliana, Pistoia e Santa Croce sull’Arno), in un’occasione, si sono evidenziati numeri alti, è pur vero che sono misure che stanno ampiamente sotto il parametro indicato come soglia di attenzione dall’Istituto Superiore di Sanità.
 
Il direttore generale dell’AIT, Alessandro Mazzei ha dichiarato: “Siamo soddisfatti di due cose. La prima è che il problema amianto nelle reti idriche toscane, tenendo conto dei termini fissati dall’Istituto Superiore di Sanità, non pare un problema di salute pubblica; la seconda, e forse più importante, è che la nostra attenzione sull’amianto non si fermerà qui. Continueremo a chiedere ai gestori di svolgere monitoraggi continui e quando ci troveremo di fronte a pezzi di tubazioni da sostituire, privilegeremo quelle in cemento-amianto. Infine l’Autorità si rende disponibile da subito per fornire dati e competenze tecniche per qualunque iniziativa la Regione Toscana, l’assessorato alla sanità e altri soggetti istituzionali vogliano intraprendere per approfondire l’argomento”.
 
L’Autorità Idrica Toscana (in collaborazione con Regione Toscana e Sistema Sanitario, e con tutti i gestori del servizio idrico integrato) ha comunque già promosso un sistema di monitoraggio omogeneo sul territorio regionale per verificare l’effettiva presenza di fibre di amianto nell’acqua. Tale metodo tiene conto di un “fattore di rischio” in funzione della qualità dell’acqua (aggressività), secondo le indicazioni della Circolare del Ministero della Sanità (n. 42 del 1/8/1986), dell’estensione del bacino di distribuzione servito e della percentuale di reti in amianto, attraverso il quale è stato possibile determinare i punti di prelievo significativi e la frequenza di campionamento. I risultati delle analisi hanno così permesso di quantificare il fenomeno e valutare le azioni da mettere in campo, che potranno concretizzarsi anche nella sostituzione di tratti di tubazione.

Il monitoraggio sulla questione dell’amianto nelle tubazioni del servizio idrico è un impegno che AIT ha preso con i sindaci e i cittadini. Un impegno, appunto, che sta portando avanti, incitando le aziende a svolgere i campionamenti anche in futuro.

"I risultati dell'accurata indagine sulla presenza di amianto nelle acque potabili toscane confermano ancora una volta che l'acqua del rubinetto in Toscana è sicura, di buona qualità e rispetta ampiamente tutti i limiti di legge – afferma il presidente di Confservizi-Cispel Toscana, Alfredo De Girolamo. I gestori del servizio idrico hanno fatto negli ultimi anni un enorme sforzo di miglioramento della qualità dell'acqua potabile, sforzo che ha generato un aumento dell'uso dell'acqua del sindaco da parte dei cittadini e una riduzione dell'uso di acque minerali. I gestori garantiscono un controllo continuo della qualità dell'acqua, e la campagna allarmistica sull'amianto di questi mesi sembra più orientata a screditare questi importanti risultati che a denunciare un reale problema per la salute”.
 
Nel corso del 2014 la presenza nel territorio di reti acquedottistiche realizzate in cemento-amianto e la potenziale contaminazione dell’acqua destinata al consumo umano è stata oggetto di crescente attenzione da parte della collettività. Per rispondere a tale questione, a tutela dei cittadini e per una migliore efficacia del servizio da parte dei gestori, è stato avviato un percorso che ha visto come protagonisti la Regione Toscana, la Sanità locale, l’Istituto per lo Studio e la Prevenzione Oncologica ISPO, il Sistema Informativo Sanitario della Prevenzione Collettiva SISPC, l’ARPAT, l’AIT e i gestori del S.I.I..
La normativa italiana non prevede limiti di legge sulla presenza di fibre di amianto nelle acque potabili. Le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la qualità dell’acqua potabile del 2001, e il loro aggiornamento del 2003, recitano rispettivamente:
“Non esiste dunque alcuna prova seria che l’ingestione di amianto sia pericolosa per la salute, non è stato ritenuto utile, pertanto, stabilire un valore guida fondato su delle considerazioni di natura sanitaria, per la presenza di questa sostanza dell’acqua potabile”.
“Anche se l’amianto è un noto agente cancerogeno per inalazione degli esseri umani, gli studi epidemiologici a disposizione non supportano l’ipotesi che vi sia un aumento del rischio di cancro associato con l’ingestione di amianto in acqua potabile. Inoltre negli studi su animali con somministrazione di amianto nell’alimentazione, non vi sono evidenze di un’aumentata incidenza di tumori del tratto gastrointestinale. Non vi sono quindi prove evidenti che l’amianto ingerito sia pericoloso per la salute e si conclude che non vi sia alcuna necessità di stabilire Linee Guida per l’amianto in acqua potabile”.
 
Anche le direttive europee 88/778/CEE e 98/83/CE non hanno introdotto alcun valore guida per le fibre di amianto nelle acque destinate al consumo umano.
In coerenza con tali linee guida il D.Lgs. 31/2001, non ha indicato l’amianto quale parametro da controllare e non ne fissa limiti.
 
L’unico riferimento mondiale sono le indicazioni dell’EPA (Ente Protezione Ambientale americano), che fissa in 7 milioni di fibre per litro di acqua il quantitativo di rischio che potrebbe contribuire ad aumentare il livello di fondo delle fibre aerodisperse e, quindi, il rischio legato alla possibile assunzione per via inalatoria.
Alcuni studi a livello internazionale su popolazioni esposte, attraverso acqua potabile, a concentrazioni di fibre di amianto comprese tra 1 mln e 200 mln di fibre/lt, non hanno fornito chiare evidenze di un’associazione fra eccesso di tumori gastrointestinali e consumo di acqua contenete fibre di amianto; vi è comunque una diversità di vedute su tali conclusioni, per cui il problema è ancora dibattuto.
 
Negli anni ’90 il centro regionale amianto dell’ARPAT ha effettuato una campagna di monitoraggio sulla presenza di fibre di amianto nella rete acquedottistica, seppur parziale perché non si disponeva di un’estesa mappatura della rete acquedottistica, dalla quale sono emerse presenze di fibre molto contenute se confrontate con i dati rilevati in Canada e pubblicati.
 
L’AIT, in collaborazione con i Gestori del Servizio Idrico Integrato, ha innanzitutto censito le reti acquedottistiche realizzate in cemento-amianto sul territorio della Toscana. Le informazioni raccolte sono illustrate nella mappa interattiva presente nella sezione Le zone interessate dal fenomeno. La fase successiva è stata quella di predisporre un piano di monitoraggio, condiviso con la Regione Toscana e con le ASL, della presenza di fibre di amianto nell’acqua distribuita così da permettere una prima valutazione del fenomeno e definire le ulteriori azioni da intraprendere (Piano di monitoraggio amianto). Oggi siamo in possesso dei primi dati omogenei per l’intera regione.

Per maggiori informazioni, l'Autorità Idrica Toscana ha creato un'apposita sezione sul proprio sito internet: clicca qui per visitarla.